Vincenzo

Nese

Anagraficamente giovane, brillante e contemporaneamente saggio e pragmatico. Parliamo di Vincenzo Nese, classe 1995, un mix esplosivo nato a Stradella da una famiglia di pizzaioli campani.

Lui non ama definirsi – è sempre in movimento e “chi si pensa unico sbaglia di grosso” -, ma gli amici lo vedono come “geniale”. Partito prestissimo verso il mondo del business e destinato sulla carta ad un futuro da odontotecnico, Vincenzo prende in mano la sua passione e decide di trasformarla nel suo futuro.

Muove i primi passi, anzi le prime accelerate, con un’Apecar, trasformata in un vero e proprio forno su ruote, con la quale porta (e sforna) le sue pizze. E da qui a rilevare l’attività di famiglia trasformandola in Scugnizzo Gourmet, arrivando a Vasame, il passo è breve. La strada ormai è chiara: la pizza è protagonista, non solo del gusto ma anche della memoria, dando vita ogni volta a un ricordo nuovo e intenso, proprio come un bacio (in napoletano “Vasame” significa “baciami”).

I suoi luoghi del cuore dicono molto di lui. Parlano di profumi – “i limoni, i limoni, io i limoni li userei ovunque” – parlano di Ravello, con la sua terrazza dell’Infinito che gli trasmette la giusta carica, del pavese che dà vita a materie prime pregiate e poco conosciute e di Stradella, che tanto gli ha insegnato anche grazie ai limiti di una piccola città di provincia, dove il successo nella ristorazione non è scontato. “Non c’è un bacino di turisti da cui attingere” dice, o prestigiose vie dello shopping che danno lustro: il cliente si muove appositamente per andare a cena fuori e perderlo è un attimo, anche se ha mangiato bene.

Ma Vincenzo ha un antidoto formidabile. “Il sorriso è una mia fissa”, racconta e l’accoglienza è ciò che rende il locale unico. Unico come il Lardo da Maiale Nero Parmacotto Selection: chi va da lui si aspetta una determinata esperienza di gusto e deve mantenerla con materie prime selezionate, particolari e di altissima qualità.

Un imprenditore sempre fedele a se stesso, legato ai valori che la sua famiglia gli ha trasmesso, che non solo rende omaggio alle sue origini, ma che non dimentica i meno fortunati. “La pizza è condivisione”, racconta, ed è giusto condividere questa ricchezza. Lo fa con il progetto Scugnizzo Therapy, impastando nelle scuole, nei centri anziani e lavorando con ragazzi diversamente abili.

Se dovesse portare un solo oggetto su un’isola deserta, sceglierebbe un aereo, per poter andare e venire quando desidera. Il mondo è in continua evoluzione e non c’è tempo per riposarsi. Per lui il vero relax è che tutto funzioni a dovere ed un ingranaggio funziona bene solo “dando l’olio tutti i giorni”.

Sorridente, pragmatico, dotato di una verve e di un’energia fuori dal comune, proviamo a chiedergli quale sia la città nella quale sogna di aprire la prossima pizzeria.

“I sogni non si dicono, altrimenti non si avverano” dice.

Ma secondo noi, lui ci sta già lavorando.