Alessandro Pipero e Ciro Scamardella
Una personalità che ti coinvolge fin da dal primo istante, “sono folle, ma non matto. La follia se usata bene porta a risultati geniali, il matto non combina niente di buono”: Alessandro Pipero, il maître per eccellenza dell’omonimo ristorante stellato di Roma.
Il suo percorso comincia fin da giovane, dove frequenta l’istituto alberghiero scegliendo l’indirizzo che lo porterà dritto in sala e non in cucina, “mi è sempre piaciuto stare in mezzo alla gente, in cucina non vedi nessuno”, fino ad arrivare ad essere definito da Forbes Italia come il “restaurant manager che ha rivoluzionato l’accoglienza”.
Una rivoluzione tanto semplice da pensare, quanto perfetta nella sua riuscita. Per Alessandro accogliere un cliente in sala è come ricevere gli amici in casa propria, dove i preparativi avvengono con quella che lui definisce “l’ansia positiva” di far trovare ogni stanza in ordine e di preparare tutto al meglio. La sfumatura che rende unica l’atmosfera di Pipero attinge a piene mani dalla sensibilità di Alessandro. Un’esperienza gastronomica nel locale dura, infatti, dalle due e mezza alle tre ore, dove l’atto del solo degustare i piatti dello chef Ciro Scamardella, non dura in tutto più di una trentina di minuti. E allora che si fa per non fare annoiare il cliente? Si cerca di studiare chi si ha davanti, perché “ogni tavolo ha un’identità e deve essere capito”, e di riempire i tempi morti con racconti, chiacchiere e sorrisi.
Confessa di aver avuto a che fare con tantissimi tipi di clientela e di essere preparato a tutto, anche se non si è mai abituato alla poca educazione: è sempre difficile, faticosa, da digerire e da gestire, anche per i più esperti.
Alessandro ci racconta di aver scelto scelto Parmacotto Selection non solo per l’altissimo grado di serietà che fa da filo conduttore alla produzione e alla scelta della materia prima, ma anche per le persone che sono parte dell’azienda. Perché il rapporto umano in tutti gli ambiti, viene prima di tutto.
E’ proprio un rapporto umano, umanissimo, che ha con la sua squadra del cuore, la Roma. “Tre stelle Michelin o lo scudetto? Lo scudetto tutta la vita!”, Pipero ammette che uno dei luoghi che ama di Roma è lo stadio Olimpico, oltre al ristorante (con salumeria) Roscioli. Capitolo a parte dedica invece alla sua compagna, unica e sola scelta da portare su un’isola deserta e cuoca d’elezione per il suo piatto preferito, gli spaghetti alle telline.
Un vero padrone di casa, in grado di rendere unica ed irripetibile un’esperienza nel suo ristorante. Un animo deciso, piacevole e sfrigolante come il suo profumo preferito “quello del soffritto”, un uomo che ama lavare i piatti a casa, perché vedere le cose in ordine lo rilassa. Mentre prepara la sala il nostro Pipero ama ascoltare “Grazie Roma” e “Generale” di DeGregori, “sempre con una forchetta nel taschino, in caso sia necessario fare degli assaggi”.
Un consiglio che darebbe al Pipero bambino?
“Sii te stesso, non emulare mai, le gente emula già troppo”. Un consiglio che quel bambino deve aver assimilato tremendamente bene.